Venerdì, 11 Giugno 2021 08:36

ECONOMIA Ripartenza o no bisognerà attendere almeno il 2023 per vedere la luce

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«Il recupero dei danni subiti solo dal 2023» Economia. l dati Istat riferiti al mese di aprile hanno spezzato la catena dei numeri congiunturali favorevoli Confcommercio: «Diminuiscono le vendite dei beni non alimentari, il quadro complessivo resta in bilico» «E' necessario proseguire nella politica di sostegno alle pmi che hanno fatto i conti con perdite consistenti e che risultano difficili da colmare» MICHELE FARINACCIO Si spezza la catena di dati congiunturali favorevoli per l'economia della provincia di Ragusa: nell'aprile scorso, secondo le stime divulgate dall'Istat, le vendite al dettaglio sono infatti diminuite dello 0,5% in valore e dello 0,6% in volume rispetto al mese precedente. Tutt'altro discorso su base annua, con un aumento rispettivo del 31,4% e del 32,5%, ma si tratta di dati influenzati pesantemente dal lockdown imposto lo scorso anno dalla diffusione della pandemia. E' quanto comunica Confcommercio provinciale Ragusa evidenziando che le vendite dei beni alimentari sono in aumento (+1,2% in valore e in volume) mentre diminuiscono quelle dei beni non alimentari (-1,6% in valore e -1,9% in volume). Per quanto riguarda il dato annuo, i non alimentari sono in netto aumento sia in valore che in volume (rispettivamente +83% e +83,1%) e gli alimentari in crescita contenuta (+0,7% in valore e +1,4% in volume). Sempre su base tendenziale, il valore delle vendite aumenta in tutti i canali distributivi: grande distribuzione (+22,9), imprese operanti su piccole superfici (+38,2%), vendite al di fuori dei negozi (+61,4%) e commercio elettronico (+33,1%). "Anche il dato di aprile - sottolinea il presidente provinciale Gianluca Manenti dopo avere letto i dati comunicati dall'ufficio studi di Confcommercio - è stato fortemente condizionato dalla pandemia e il calo rispetto a marzo indica qualche inerzia nel processo di trasformazione dell'incremento nella fiducia in maggiori spese. Una realtà, quest'ultima, ben evidente nel confronto annuo: gli aumenti a tre o a due cifre registrati per molti segmenti del non alimentare vanno considerati sostanzialmente come un effetto statistico. Questi aumenti, piuttosto prevedibili, hanno solo in minima parte attenuato le ingenti perdite registrate da marzo del 2020: per l'abbigliamento e le calzature, le vendite del primo quadrimestre sono inferiori di oltre il 33% rispetto allo stesso periodo del 2019". "A fronte di una ripresa che si consolida - aggiunge - non si può dimenticare la dimensione delle perdite patite durante la pandemia, al fine di proseguire nella politica di sostegno mirato alle imprese più colpite, la cui attività economica difficilmente recupererà il terreno perso prima dell'inizio del 2023". L'associazione di categoria, nei giorni scorsi, ha esultato per lo spostamento del coprifuoco alle 24, che sarà abolito del tutto dal 21 giugno. Inoltre, sono previsti matrimoni e feste dal 15 giugno, ma solo con il "green pass"; i congressi si potranno di nuovo organizzare dal primo luglio; sale giochi e bingo riapriranno dal primo luglio. L'altra decisione importante riguarda il cambio dei parametri del monitoraggio con il quale vengono stabiliti i colori delle Regioni. L'Rt, l'indice di diffusione del contagio, non sarà più determinante: conteranno il tasso di occupazione di terapie intensive e reparti ordinari e l'incidenza dei casi. Con meno di 50 casi per 3 settimane consecutive e un rischio basso si va in zona bianca, in cui le uniche misure in vigore sono il distanziamento e l'uso della mascherina. Secondo quanto annunciato dal governatore Musumeci, la Sicilia dovrebbe approdare in zona bianca il 21 giugno. "La misura dell'allungamento del coprifuoco a mezzanotte - sottolinea *** Fipe Confcommercio Ragusa - vale circa un milione di euro per i bar e i ristoranti del territorio ibleo. E' questa la cifra chebar e ristoranti incassano mediamente nella fascia oraria che va dalle 18 alle 24. Un introito da non sottovalutare". • L'analisi. Anche il dato di aprile è stato fortemente condizionato dalla pandemia e il calo rispetto a marzo indica qualche inerzia nel processo di trasformazione dell'incremento nella fiducia in maggiori spese. Una realtà, quest'ultima, ben evidente nel confronto annuo: gli aumenti a tre o a due cifre registrati per molti segmenti del non alimentare vanno considerati sostanzialmente come un effetto statistico.

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