Martedì, 16 Febbraio 2021 08:49

Ammortizzatori sociali e ristori In vista riforma e rimodulazioni

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Ammortizzatori sociali e ristori In vista riforma e rimodulazioni

Le questioni più urgenti sul tavolo di Palazzo Chigi : Ammortizzatori sociali e ristori. In vista riforma e rimodulazioni, allo studio un nuovo sistema di copertura per il sostegno al reddito. La destinazione dei fondi dello scostamento di 32 mld sarà rivista ROMA Governo subito alle prese con le questioni più urgenti, dal capitolo ammortizzatori sociali ai nuovi ristori. Dopo l'ultimo stop all'avvio della stagione sciistica, la cui riapertura attesa per ieri nelle regioni gialle è invece rinviata al prossimo 5 marzo, la richiesta degli indennizzi, insieme al più generale sostegno per le imprese ed i lavoratori, con la scadenza tra un mese e mezzo del blocco dei licenziamenti, si fa più pressante. L'esecutivo assicura l'impegno a compensare «al più presto» gli operatori del settore con «adeguati ristori». Il turismo ed i settori maggiormente colpiti dalle chiusure e dalle restrizioni anti-Covid reclamano l'urgenza del decreto ad hoc, rimasto in stand by per il passaggio dal vecchio al nuovo Governo, e che ora forse inevitabilmente verrà condizionato dalle nuove misure che aprono alla necessità di ricalibrare la bussola nell'utilizzo delle risorse. L'atteso decreto "Ristori" 5 può contare su32 miliardi, dopo l'ultimo scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento a metà gennaio. SuI fronte lavoro, il neoministro Andrea Orlando, che ha già avviato il giro di incontri con le parti sociali aprendo domenica il confronto con Cgil, Cisl e Uil, oggi pomeriggio vedrà gli altri sindacati (Cisal, Confsal, Ugl e Usb), le imprese e le categorie: da Confindustria a Confapi, da Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani, Cna ad Alleanza delle cooperative. Sul tavolo, tra le priorità, c'è la riforma degli ammortizzatori sociali, che vada verso un sistema universale di copertura, e il rilancio dell'occupazione, a partire da donne e giovani. La crisi economica innescata dalla pandemia ha infatti colpito soprattutto i lavoratori con posizioni precarie e meno protette dal sistema di ammortizzatori sociali, con potenziali conseguenze negative sulle disuguaglianze, afferma anche la Banca d'Italia in uno dei suoi Working paper. Senza contare la questione del blocco dei licenziamenti, che scade il prossimo 31 marzo e che si dovrà decidere se e per quanto tempo prorogare ancora e se per tutti finché dura ['emergenza, come chiedono i sindacati, o soltanto per i settori più in difficoltà e che sono stati costretti a chiudere per via dei decreti emergenziali, come sostiene Confindustria. Da definire insieme al prolungamento della cassa integrazione Covid, ora gratuita per le imprese. Punti destinati a confluire nell'atteso prossimo decreto Ristori. Nel pacchetto su cui aveva lavorato l'ex ministra Nunzia Catalfo erano previsti la proroga della Cig (ulteriori 8 settimane di Cigo e 26 settimane di Cig in deroga e assegno ordinario da utilizzare entro i131 dicembre 2021), gli aiuti agli autonomi e professionisti con altri 1,5 miliardi al fondo per l'esonero dal pagamento dei contributi previdenziali, un'ulteriore indennità di 3.000 euro per i lavoratori dello spettacolo, stagionali e autonomi privi di partita [va, insieme ai ristori in senso stretto. Ma l'ultimo stop agli impianti sciistici richiede anche di rivedere le poste. Per i neoministri dello Sviluppo economico e del Turismo, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, i ristori per lo sci devono avere priorità assoluta e «non è detto che bastino i 4,5 miliardi» richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, «probabilmente ne serviranno di più». Anche il segretario Pd Nicola Zingaretti chiede al Governo di intervenire. «Il danno per l'economia dello sci e della montagna è davvero immenso - afferma -. Il governo subito si adoperi per indennizzi e ristori a chi è stato colpito. Questa è la priorità assoluta». Tra le novità anche il fatto che finora per identificare la platea delle attività da ristorare si è fatto ricorso ai codici Ateco, l'elenco delle attività rimaste aperte o chiuse. Ma in ballo c'era l'ipotesi di rivedere questo criterio.

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