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Ammortizzatori sociali e ristori In vista riforma e rimodulazioni

Le questioni più urgenti sul tavolo di Palazzo Chigi : Ammortizzatori sociali e ristori. In vista riforma e rimodulazioni, allo studio un nuovo sistema di copertura per il sostegno al reddito. La destinazione dei fondi dello scostamento di 32 mld sarà rivista ROMA Governo subito alle prese con le questioni più urgenti, dal capitolo ammortizzatori sociali ai nuovi ristori. Dopo l'ultimo stop all'avvio della stagione sciistica, la cui riapertura attesa per ieri nelle regioni gialle è invece rinviata al prossimo 5 marzo, la richiesta degli indennizzi, insieme al più generale sostegno per le imprese ed i lavoratori, con la scadenza tra un mese e mezzo del blocco dei licenziamenti, si fa più pressante. L'esecutivo assicura l'impegno a compensare «al più presto» gli operatori del settore con «adeguati ristori». Il turismo ed i settori maggiormente colpiti dalle chiusure e dalle restrizioni anti-Covid reclamano l'urgenza del decreto ad hoc, rimasto in stand by per il passaggio dal vecchio al nuovo Governo, e che ora forse inevitabilmente verrà condizionato dalle nuove misure che aprono alla necessità di ricalibrare la bussola nell'utilizzo delle risorse. L'atteso decreto "Ristori" 5 può contare su32 miliardi, dopo l'ultimo scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento a metà gennaio. SuI fronte lavoro, il neoministro Andrea Orlando, che ha già avviato il giro di incontri con le parti sociali aprendo domenica il confronto con Cgil, Cisl e Uil, oggi pomeriggio vedrà gli altri sindacati (Cisal, Confsal, Ugl e Usb), le imprese e le categorie: da Confindustria a Confapi, da Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani, Cna ad Alleanza delle cooperative. Sul tavolo, tra le priorità, c'è la riforma degli ammortizzatori sociali, che vada verso un sistema universale di copertura, e il rilancio dell'occupazione, a partire da donne e giovani. La crisi economica innescata dalla pandemia ha infatti colpito soprattutto i lavoratori con posizioni precarie e meno protette dal sistema di ammortizzatori sociali, con potenziali conseguenze negative sulle disuguaglianze, afferma anche la Banca d'Italia in uno dei suoi Working paper. Senza contare la questione del blocco dei licenziamenti, che scade il prossimo 31 marzo e che si dovrà decidere se e per quanto tempo prorogare ancora e se per tutti finché dura ['emergenza, come chiedono i sindacati, o soltanto per i settori più in difficoltà e che sono stati costretti a chiudere per via dei decreti emergenziali, come sostiene Confindustria. Da definire insieme al prolungamento della cassa integrazione Covid, ora gratuita per le imprese. Punti destinati a confluire nell'atteso prossimo decreto Ristori. Nel pacchetto su cui aveva lavorato l'ex ministra Nunzia Catalfo erano previsti la proroga della Cig (ulteriori 8 settimane di Cigo e 26 settimane di Cig in deroga e assegno ordinario da utilizzare entro i131 dicembre 2021), gli aiuti agli autonomi e professionisti con altri 1,5 miliardi al fondo per l'esonero dal pagamento dei contributi previdenziali, un'ulteriore indennità di 3.000 euro per i lavoratori dello spettacolo, stagionali e autonomi privi di partita [va, insieme ai ristori in senso stretto. Ma l'ultimo stop agli impianti sciistici richiede anche di rivedere le poste. Per i neoministri dello Sviluppo economico e del Turismo, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, i ristori per lo sci devono avere priorità assoluta e «non è detto che bastino i 4,5 miliardi» richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, «probabilmente ne serviranno di più». Anche il segretario Pd Nicola Zingaretti chiede al Governo di intervenire. «Il danno per l'economia dello sci e della montagna è davvero immenso - afferma -. Il governo subito si adoperi per indennizzi e ristori a chi è stato colpito. Questa è la priorità assoluta». Tra le novità anche il fatto che finora per identificare la platea delle attività da ristorare si è fatto ricorso ai codici Ateco, l'elenco delle attività rimaste aperte o chiuse. Ma in ballo c'era l'ipotesi di rivedere questo criterio.

Aiuti alle imprese Faccia a faccia tra le organizzazioni di categoria e il Governo Musumeci per dare un rapido sostegno alle aziende in crisi Aiuti alle imprese? "Affidare la gestione ai Confidi" "La risposta urgente che serve non può arrivare né dalla macchina amministrativa regionale né dai click day"

 

PALERMO - Dare alle aziende tutto l'aiuto possibile ma fare in modo che venga sfruttato al meglio. Questo l'argomento in discussione tra Confcommercio Sicilia, Confapi Sicilia, Unimpresa Sicilia, la conferenza degli ordini dei dottori commercialisti della Sicilia, che hanno condiviso la preoccupazione espressa dal presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, circa la necessità di fare arrivare il più velocemente possibile gli aiuti pubblici alle imprese stremate dalla crisi pandemica.

"Utilizzare l'esperienza di Fidimed e ConfeserFidi, i due confidi vigi- lati da Bankitalia" La proposta delle organizzazioni di categoria al governatore e all'assessore all'Economia, Gaetano Armao, per risolvere il problema è semplice: utilizzare l'ampia esperienza di Fidimed e ConfeserFidi (i due confidi siciliani vigilati da Bankitalia) nella gestione di fondi pubblici per lo sviluppo, come hanno già dimostrato con ottimi risultati per conto di altre Regioni. I due confidi, in questa emergenza, hanno già ricevuto pressanti sollecitazioni dal mondo delle associazioni di categoria e si sono resi disponibili a gestire un budget assegnato dalla Regione e finalizzato alla più rapida, efficiente ed efficace erogazione degli aiuti alle imprese in difficoltà. Ciò sarà possibile grazie alle proprie strutture tecniche di valutazione e le proprie reti di sportelli e professionisti, diffuse capillarmente sull'intero territorio dell'Isola, con il coinvolgimento dei confidi convenzionati con la regione, delle associazioni di categoria e degli ordini professionali.

"Le imprese non possono più aspettare — scrivono Gianluca Manenti, vicepresidente vicario Confcommercio Sicilia, Dhebora Mirabelli, presidente Confapi Sicilia, Salvo Politino, presidente Unimpresa Sicilia e Maurizio Attinelli, presidente Conferenza degli Ordini dei Dottori commercialisti della Sicilia — e la risposta urgente che serve non può arrivare né da una macchina amministrativa regionale che non ha avuto il tempo ne cessano per adattarsi a questa nuova drammatica realtà, né dai click day".

La scelta nasce dalla necessità, in questo particolare momento, di affidarsi alla professionalità e competenza di due confidi che hanno già dimostrato di sapere fare presto e bene (Fidimed con Lazio Innova e con Banca Progetto, ConfeserFidi con Fondo Europeo per gli Investimenti, Cassa Depositi e Prestiti, Banca Europea per gli Investimenti e varie Finanziarie regionali).

I primi consorzi fidi nascono nel 1956 per facilitare l'accesso al credito delle Pmi Questi enti per legge possono erogare finanziamenti diretti e ogni giorno hanno contatto diretto col mondo delle imprese e ne conoscono le esigenze. Fidimed e ConfeserFidi sono vigilati da Bankitalia, la loro operatività è favorita da collaudate piattaforme tecnologiche e da professionalità abituate a impegnarsi al massimo per dare risposte immediate e, grazie alla collaborazione dei confidi, possono coprire l'intero territorio siciliano.

"La Regione — concludono le organizzazioni di categoria — compia questo atto di concreta attenzione nei confronti dei bisogni delle imprese delegando ai due confidi siciliani l'attività di erogazione degli aiuti per l'emergenza". I confidi nascono come espressione delle associazioni di categoria nei comparti dell'industria, del commercio, dell'artigianato e dell'agricoltura, basandosi su principi di mutualità e solidarietà. I primi consorzi fidi, nascono nel 1956, per facilitare l'accesso al credito alle piccole imprese; ad oggi, i confidi offrono alle aziende l'ampliamento delle capacità di credito (prevenzione dei fenomeni di usura), la riduzione del costo del denaro, la trasparenza e certezza delle condizioni e la consulenza finanziaria e di orientamento.


Allarme della federazione dei pubblici esercizi: "Ci era stato garantito che entro la fine di gennaio sarebbe stato effettuato il pagamento dell'anticipo del 90% sugli acquisti dei prodotti agroalimentari. Siamo a metà febbraio e ancora i ristoratori non hanno visto un euro".

La Fipe, dopo aver chiesto a più riprese, tra l'altro proprio in occasione di San Valentino, la riapertura serale dei ristoranti nelle zone gialle e a pranzo nelle zone arancioni, ha lanciato l'allarme sul bonus ristorazione "fermo al palo". "Gli oltre 46mila imprenditori della ristorazione - sottolinea Fipe - che hanno chiesto il contributo a fondo perduto per l'acquisto dei prodotti agroalimentari italiani, non hanno ancora ricevuto quanto promesso dal governo. E questo nonostante siano passati due mesi dall'ultima data utile per la presentazione delle domande, fissata per il 15 dicembre scorso". "Ci era stato garantito che entro la fine di gennaio sarebbe stato effettuato il pagamento dell'anticipo del 90% sugli acquisti dei prodotti agroalimentari. Siamo a metà febbraio e ancora i ristoratori non hanno visto un euro". "Chiediamo - conclude la nota della Federazione dei pubblici esercizi - un intervento immediato da parte del neo ministro dell'Agricoltura, Stefano Patuanelli: in ballo ci sono oltre 345 milioni di euro, fondamentali per un settore messo in ginocchio dalle misure di contenimento del Covid-19. Non dimentichiamoci, inoltre, che il plafond complessivo raggiungeva i 600 milioni di euro. Queste risorse non possono essere perse, ma vanno immediatamente riallocate a sostegno della filiera agroalimentare".

 


Appuntamento alle 18, al centro le questioni del blocco dei licenziamenti e la riforma degli ammortizzatori sociali. Intanto il nuovo Governo comincia il lavoro sul nuovo decreto Ristori.
Governo subito alle prese con le questioni più urgenti, dal capitolo ammortizzatori sociali ai nuovi ristori. Dopo l'ultimo stop all'avvio della stagione sciistica, la cui riapertura attesa per il 15 febbraio nelle regioni gialle è stata invece rinviata al prossimo 5 marzo, la richiesta degli indennizzi, insieme al più generale sostegno per le imprese ed i lavoratori, con la scadenza tra un mese e mezzo del blocco dei licenziamenti, si fa più pressante. L'esecutivo assicura l'impegno a compensare "al più presto" gli operatori del settore con "adeguati ristori".

Il turismo e i settori maggiormente colpiti dalle chiusure e dalle restrizioni anti-Covid reclamano l'urgenza del decreto ad hoc, rimasto in stand by per il passaggio dal vecchio al nuovo governo, e che ora forse inevitabilmente verrà condizionato dalle nuove misure che aprono alla necessità di ricalibrare la bussola nell'utilizzo delle risorse. L'atteso decreto Ristori 5 può contare su 32 miliardi, dopo l'ultimo scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento a metà gennaio.

Sul fronte lavoro, il neoministro Andrea Orlando, che ha già avviato il giro di incontri con le parti sociali aprendo domenica il confronto con Cgil, Cisl e Uil, oggi pomeriggio vedrà gli altri sindacati, le imprese e le categorie: da Confcommercio a Confindustria, da Confapi a Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani, Cna ad Alleanza delle cooperative. Sul tavolo, tra le priorità, c'è la riforma degli ammortizzatori sociali, che vada verso un sistema universale di copertura, e il rilancio dell'occupazione, a partire da donne e giovani. La crisi economica innescata dalla pandemia ha infatti colpito soprattutto i lavoratori con posizioni precarie e meno protette dal sistema di ammortizzatori sociali, con potenziali conseguenze negative sulle disuguaglianze, afferma anche la Banca d'Italia in uno dei suoi Working paper. Senza contare la questione del blocco dei licenziamenti, che scade il prossimo 31 marzo e che si dovrà decidere se e per quanto tempo prorogare ancora e se per tutti finché dura l'emergenza, come chiedono i sindacati, o soltanto per i settori più in difficoltà e che sono stati costretti a chiudere per via dei decreti emergenziali. Da definire insieme al prolungamento della cig Covid, ora gratuita per le imprese.

Punti destinati a confluire nell'atteso prossimo decreto Ristori. Nel pacchetto su cui aveva lavorato l'ex ministra Nunzia Catalfo erano previsti la proroga della cig (ulteriori 8 settimane di cigo e 26 settimane di cig in deroga e assegno ordinario da utilizzare entro il 31 dicembre 2021), gli aiuti agli autonomi e professionisti con altri 1,5 miliardi al fondo per l'esonero dal pagamento dei contributi previdenziali, un'ulteriore indennità di 3.000 euro per i lavoratori dello spettacolo, stagionali e autonomi privi di partita Iva, insieme ai ristori in senso stretto. Ma l'ultimo stop agli impianti sciistici richiede anche di rivedere le poste. Tra le novità anche il fatto che finora per identificare la platea delle attività da ristorare si è fatto ricorso ai codici Ateco, l'elenco delle attività rimaste aperte o chiuse. Ma in ballo c'era l'ipotesi di rivedere questo criterio.

 

"LE PAROLE CHIAVE DELLA RIFORMA DEVONO ESSERE: RIDUZIONE DELLA TASSAZIONE DI TUTTI I REDDITI DA LAVORO E SEMPLIFICAZIONE DI UN SISTEMA FISCALE FARRAGINOSO E COMPLESSO"


"L'attuale sistema fiscale italiano - originato dalla riforma degli inizi degli anni settanta e più volte revisionato nel corso degli anni - ha finito per generare, nel tempo, un’alta pressione fiscale associata ad un sistema normativo farraginoso e complesso. Per Confcommercio, quindi, la riforma dell'IRPEF dovrà essere finalizzata alla riduzione della tassazione sui redditi da lavoro da intendere nell’accezione più ampia - sia dipendente, sia autonomo, sia d'impresa - in particolare per i contribuenti con reddito basso e medio-basso, in modo da aumentare il tasso di occupazione, ridurre il lavoro sommerso ed incentivare l’iniziativa privata".

Così Lino Stoppani, Vice Presidente Vicario di Confcommercio, nel corso dell'audizione alle Commissioni Finanze di Camera e Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario.

"Per fare ciò - continua Stoppani - occorre, in primo luogo, eliminare le principali criticità dell’attuale impianto dell’IRPEF attraverso il recupero della progressività dell'imposta; l'eliminazione dei fattori distorsivi dell’imposta che alterano la sua progressività e determinano l'attuale divario tra le aliquote nominali e le aliquote effettive; una maggiore trasparenza delle regole di determinazione dell’imposta.
a riduzione della pressione fiscale, inoltre, dovrà avvenire senza incremento delle imposte indirette, al fine di non comprimere i consumi, e senza fare ricorso ad imposte patrimoniali fuori contesto che finirebbero per deprimere la ripresa. Occorre, infine, giungere ad una generale semplificazione del sistema fiscale anche attraverso la sistematizzazione di tutto il quadro normativo in un 'Codice Tributario Unico'.

In estrema sintesi, è necessaria - conclude il Vice Presidente Vicario di Confcommercio - una semplificazione del sistema fiscale in grado di favorire il dialogo - anche in forma digitale - tra Fisco e contribuenti".

Recovery Plan la Sicilia bussa al governo «Ascoltare la voce dei territori» L'iniziativa. Primo tavolo del movimento ÈcoSì. «Chiarezza su progetti e fondi» PINELLA LEOCATA Recovery Plan, Sud ed Europa": ÈcoSì (Ecologia comunità occupazione in Sicilia), il neonato movimento che si prefigge di costruire un'iniziativa politica volta a far sì che il Sud e la Sicilia tornino protagonisti del dibattito nazionale, europeo e internazionale, riparte da qui, dal primo tavolo di confronto svoltosi on line nei giorni scorsi. Il progetto è ambizioso e si specchia con il dossier sul tavolo del nuovo governo: un nuovo protagonismo dei siciliani e dei meridionali, nell'ottica di una cittadinanza europea che - come hanno sottolineato il prof. Maurizio Caserta e il dott. Giovanni Ruvolo, animatori di ÈcoSì e dell'iniziativa - abbia come stella polare la grande trasformazione che si prefigge il Next Generation Eu sul fronte del digitale, dell'ecologia e dell'inclusione sociale declinati in modo da garantire la riduzione delle differenze di genere, generazionali e territoriali. Un movimento nato dal basso, come tanti altri in Europa in questo periodo, segno - ha rilevato il direttore de "La Sicilia" Antonello Piraneo - del «vulnus nella rappresentanza dei cittadini nei parlamenti italiano ed europeo e del rischio dei territori di essere esclusi, per quanto riguarda il Recovery Plan, non solo dal momento decisionale, ma anche da quello propositivo». Di qui l'importanza dei mezzi di informazione nel dar voce ai territori. E l'importanza di un grande piano di investimenti che non si può improvvisare e che deve coinvolgere la pubblica amministrazione e soprattutto i giovani imprenditori e amministratori del Sud, un territorio impoverito dalla fuga dei cervelli e dal crollo demografico, come denuncia il prof. Giuseppe Notarstefano. Ne consegue la proposta di creare luoghi, anche fisici, di incubazione delle idee imprenditoriali dei giovani affinché le realtà innovative del territorio facciano sinergia. E questo, come ha suggerito la dott. Miryam Ognibene, significa anche dare centralità alle donne, che sono le principali educatrici a casa e a scuola, e alla loro capacità di contaminare e di mettere insieme diverse realtà ed energie diffondendo le buone pratiche dei territori, valorizzando così il meglio delle attività imprenditoriali e delle pubbliche amministrazioni. E significa anche non rimanere schiacciati sul presente, ma assumere - come chiede il prof. Emiliano Abramo - una responsabilità intergenerazionale che si ponga il problema dei migranti, delle politiche del lavoro, degli appartamenti sfitti, del riuso degli immobili dismessi. Un nuovo protagonismo meridionale presuppone anche la capacità di valorizzare la creatività del Sud e dei tanti giovani che, in occasione della pandemia, sono ritornati nella loro regione e - come sostiene il notaio/architetto Andrea Bartoli - anche una nuova consapevolezza da parte dei cittadini della necessità di investire i propri soldi e risparmi, e sono tanti, in progetti di sviluppo per la propria terra indirizzando a questo fine i propri capitali anziché lasciarli alle banche che non hanno alcun interesse per i nostri territori. Un cambio di mentalità che richiede anche la creazione di riferimenti credibili per le istituzioni europee. Progetti ambizioni che - come sostiene il dott. Emanuele Villa - richiedono la costruzione di un rapporto paritetico e non più subalterno tra cittadini e istituzioni e l'attivazione di un monitoraggio civico dal basso che controlli il rispetto delle priorità indicate nel Recovery Plan. E dunque un movimento di cittadinanza attiva che verifichi, controlli e raccolga idee e proposte. Questo significa cambiare anche la narrazione, spesso deformata, che si fa della Sicilia, la demistificazione di tanti luoghi comuni, e la scelta del modello di Sicilia che vogliamo proporre all'Europa. La nostra terra - suggerisce il dott. Salvo Fleres - dovrebbe essere la piattaforma logistica, produttiva e culturale del Mediterraneo, con i suoi porti, le sue ricchezze naturali e le sue università che dovrebbero diventare punto di riferimento di tutto il bacino del Mediterraneo, a partire dall'Africa. E questo - segnala il dott. Antonio Piraino - impone la modifica delle proposte finora fatte per il Recovery Plan, proposte che hanno penalizzato la Sicilia che, tra l'altro, è stata esclusa dall'alta velocità e dalla valorizzazione dei suoi porti. Così come si è sottovalutato che l'attuale pandemia è figlia dei cambiamenti climatici, dunque dell'irrazionalità dei processi di concentrazione produttiva, finanziaria e demografica a scapito dello sviluppo e dell'economia circolare di cui la Sicilia potrebbe diventare modello - per il modo in cui si è concretizzato lo sviluppo nel suo territorio - nella prospettiva di una ristrutturazione radicale dell'economia. Di qui la proposta di presentare al governo un documento con poche, discriminanti, iniziative concrete e prioritarie corredato dalla richiesta che sia indicata la quota di ogni misura per il Meridione, perché sia chiara la distribuzione territoriale degli investimenti. • *** LA LETTERA Diritti, doveri e clientelismo Raccolgo l'invito a "dibattere se vorrete" lanciato da Antonello Piraneo nell'editoriale di domenica. Per la verità, rispetto all'analisi accoratamente asettica del direttore, vi è poco da dibattere e molto da concordare e su cui convenire. Ritengo quindi di aggiungere una sola considerazione: la lamentazione di quanti hanno letto nell'assenza di siciliani fra i membri del governo uno sgarbo politico e un danno temuto per la prevista mancata tutela degli interessi della nostra terra, non può essere letta ottimisticamente come campanilismo o provincialismo. Essa è la manifestazione freudiana di una visione del ruolo della politica, di cui dovremmo solo vergognarci. Si chiama clientelismo .È il "lascito" di secoli di sottomissione che ci hanno fatto vedere i nostri diritti come favori da chiedere al potente di turno; e chi più potente di chi sta al governo? Ci vorrà molto tempo perché questa mentalità possa cambiare, e non dipenderà solo da noi, ma anche da chi i nostri diritti deve farceli godere, avendo presente che ai nostri diritti corrispondono i suoi doveri. 

Lunedì, 15 Febbraio 2021 08:57

Si riparte da giallo e ...vaccini

Nel bollettino altri 24 morti, positivi sotto quota 500 ma con meno tamponi Si riparte da giallo e... vaccini In Sicilia oggi riaprono ristoranti e musei, possibili gli spostamenti tra Comuni. Restano i controlli sanitari in aeroporti e porti. Arrivatele prime dosi di AstraZeneca: ecco a chi andranno Controlli: verranno mantenuti tutti i punti per i tamponi rapidi su chi arriva Sicilia gialla, al via i vaccini agli under 55 Musumeci: dare priorità pure ai disabili Parte la somministrazione AstraZeneca. Razza: gli esperti escludono il virus africano sul paziente positivo rientrato nell'Isola. Sale il numero di morti: 24 Si inizia con 44 mila dosi La profilassi interesserà il mondo della scuola e delle università, le forze armate e di polizia Andrea D'Orazio Da oggi, meno restrizioni anti-Covid, ma un'arma in più per arginare la diffusione del virus: è il risveglio della Sicilia in zona gialla, coni ristoranti e i bar pronti a ricevere i clienti al tavolo dopo settimane di semi-lockdown, anche se solo fino alle 18, con la possibilità di spostarsi da un comune all'altro, fermo restando il coprifuoco notturno, con i musei aperti (e le palestre ancora chiuse) e con le prime inoculazioni di AstraZeneca, terzo vaccino sbarcato nell'Isola dopo Pfizer e Moderna, autorizzato al momento solo per il target di cittadini tra i 18 e i 55 anni. La profilassi vaccinale interesserà il mondo della scuola e delle università, le forze armate e di polizia e il personale dei servizi essenziali, con una disponibilità iniziale di 44mila dosi, somministrate da subito nelle province di Palermo, Catania, Messina, Enna, Trapani, Ragusa, Siracusa e Caltanissetta, e da mercoledi prossimo anche nell'Agrigentino, mentre a fine mese è previsto l'arrivo di un carico più grande, pari a 59200 dosi. Chi riceverà la prima inoculazione dovrà fare il richiamo dopo 70 giorni, e al momento non c'è una piattaforma di prenotazione, ma un meccanismo ad elenco, con le liste degli aventi diritto compilate dalle prefetture siciliane e dall'Ufficio scolastico regionale insieme al personale amministrativo del sistema sanitario. Le iniezioni saranno effettuate dai Gruppi vaccinali nei vari centri dell'Isola o direttamente nelle infermerie delle caserme (se disponibili) con l'aiuto dei medici della polizia o delle forze armate. Nel capoluogo siciliano si parte oggi con una delegazione scolastica formata da una ventina di professori under 55, classe d'età che molti insegnanti dell'Isola hanno già superato. La Sicilia, dopo la Toscana, è tra le prime regioni d'Italia a iniziare questo percorso insieme al Veneto e al Lazio, e il governatore Musumeci, plaudendo alle parole con cui il premier Draghi ha posto i vaccini in cima alle priorità nazionali, invita già «tutti i cittadini ad aderire alla campagna vaccinale con lo stesso entusiasmo che ha coinvolto oltre il 90% dei medici e infermieri», e l'Esecutivo nazionale «a valutare un piano vaccinale per le persone con disabilita, perché ci sono soggetti fragili che devono essere protetti il prima possibile». Plauso anche per la decisione del Tardi Catania, che ha rigettato il ricorso presentato da coloro che hanno ottenuto la prima dose dell'antidoto senza averne diritto e aspiravano adesso alla seconda, negata dal governo regionale: «Un provvedimento che conferma la nostra valutazione e il valore non solo etico della scelta adottata». Dalla Regione arriva pure una puntualizzazione sull'ordinanza che ha fatto entrare l'Isola in zona gialla fino al 28 febbraio: verranno mantenuti tutti i punti di controllo per l'esecuzione dei tamponi rapidi su chi fa ingresso in Sicilia. Una misura, sottolinea l'assessore alla Salute, Ruggero Razza, «fondamentale anche per fare fronte alla diffusione sul nostro territorio della cosiddetta variante inglese», che ha già causato più di 80 contagi accertati — gli ultimi 20 in ordine di tempo, come anticipato dal nostro giornale, emersi sabato scorso a Palermo—mentre ieri, precisa lo stesso Razza, «è stata esclusa l'ipotesi di una variante africana sul paziente positivo rientrato dall'Africa centrale». Si tratta di un religioso ricoverato da giorni all'ospedale di Partinico a cui era stato somministrato subito un tampone molecolare, analizzato poi dall'Istituto zooprofilattico sperimentale di Palermo, tra i quattro laboratori regionali di riferimento per il sequenziamento del virus. Al momento, il processo per arrivare all'individuazione delle varianti SarsCov2 è piuttosto lungo, perché passa appunto dalla «scansione» dell'estratto molecolare, e la lentezza non è certo un'anomalia siciliana: si fa così da nord a sud del Paese. Per accelerare i tempi, i laboratori accreditati di tutte le regioni hanno già chiesto a Roma di potenziare la rete e, accanto al sequenziamento, di accertare direttamente sul tampone la presenza o meno della mutazione, ma occorrono reagenti ad hoc. Sul tema interviene anche il professor Antonio Cascio, direttore dell'Uoc Malattie infettive del Policlinico di Palermo: «Manca al momento l'organizzazione a livello nazionale, si va avanti troppo a rilento. Per velocizzare la tipizzazione del virus si potrebbero portare alcuni campioni in laboratori di altre regioni, *** istaurando una collaborazione. Prima isoliamo i ceppi, prima arginiamo la loro diffusione». Intanto, l'altalena quotidiana dei contagi accertati nell'Isola torna sotto quota 500 con 479 nuovi casi (64 in meno rispetto all'incremento di sabato scorso), ma come ogni fine settimana cala pure il numero dei tamponi molecolari processati, pari a 6128 (ben 2362 in meno) per un tasso di positività in ulteriore rialzo, da16,4a17,8%. Ea salire è anche il numero dei decessi registrati nell'arco di una giornata, 24 in tutto, quattro in più al confronto con il bollettino del ] 3 febbraio, per un totale di 3848 dall'inizio dell'epidemia, mentre il bacino di attuali positivi scende a 34866 persone (104 in meno) di cui 1030 ricoverate in area medica (13 in meno) e 165 (tre in meno) nelle terapie intensive, dove risultano altri cinque ingressi. Questa la distribuzione delle nuove infezioni tra le province: 144 a Palermo, 115 a Catania, 101 a Messina, 34 ad Agrigento, altrettante a Siracusa, 19 a Caltanissetta e a Trapani, dieci a Ragusa e tre a Enna. In scala nazionale, i dati ministeriali indicano invece 11068 contagi giornalieri (2464 in meno rispetto a sabato), oltre 205mi1a test tra rapidi e molecolari (85mila in meno) e 221 decessi contro i 311 del 13 febbraio. La Lombardia resta la regione con la quota più alta di nuovi casi, pari a 1987.

ANALISI DEL MERCATO IMMOBILIARE

Aumentano negozi sfitti e vetrine vuote Ma l'e-commerce fa volare la logistica Nei primi nove mesi del 2020 la compravendita di locali retail è calata del 30'o. Farne di spazi per la grande distribuzione Igor Cipollina Variabile, con tendenza al riposizionamento. Se sugli immobili residenziali brilla un sole pieno, sui locali commerciali si addensano nuvole che gli operatori interpretano come passeggere. Nel primo caso il lockdown ha innescato il desiderio di spazi più larghi, trainando gli affari appena le restrizioni si sono allentate. Nel secondo, invece, la pandemia sembra aver accelerato dinamiche già in atto e, per la provincia di Mantova, ha ridotto il volume delle compravendite del 30 per cento (circa). Così, secondo i dati dell'Agenzia delle entrate, per i negozi: il rapporto è di 98 operazioni nei primi nove mesi del 2020 contro le 133 dello stesso periodo del 2019. Con l'eccezione del capoluogo, dove i numeri sono in equilibrio (25 a 25).

 

IL MERCATO IN CIFRE

I negozi non esauriscono il panorama degli immobili commerciali, declinato anche dai depositi e dagli uffici: in leggera flessione le compravendite dei primi (246 a 256), mentre addirittura aumentano le transazioni per i secondi (61 a 50). Ma, da soli, i numeri dicono poco, meno delle vetrine nude che guastano il sorriso commerciale della provincia. I numeri fotografano una situazione già catalogabile alla voce "passato remoto", perché nell'evo della pandemia cinque mesi valgono almeno il doppio. E sul futuro pesa l'incognita dello sblocco dei licenziamenti. Oltre all'andamento dei contagi. Insomma, serve l'occhio degli esperti a misurare la temperatura del settore. Che, assicurano loro, è buona.

 

LOGISTICA E CO-WORKING

Nuvole e sole. «Parliamo di un mercato a due velocità — interviene Francesco Davalli, presidente della Federazione italiana mediatori agenti d'affari (Fimaa) — il calo delle compravendite nel retail è pesante, un 30 per cento sul quale hanno influito i lockdown. Ma se cresce il numero di negozi sfitti, aumenta la richiesta di spazi per la grande distribuzione organizzata. E il 2020 è stato im anno record per la logistica». Per Davalli la pandemia ha accelerato fenomeni sociali e dinamiche commerciali già in atto: «Il mondo stava cambiando anche prima del Covid, adesso smart working ed e-commerce sono esplosi. Non credo che il lavoro da remoto e le riunioni online potranno rispondere a tutte le esigenze professionali, ma penso che crescerà il co-working, la condivisione di spazi tra vari operatori. Considerando anche che con i servizi di cloud non c'è nemmeno più la necessità di spazi fisici di archiviazione».

 

L'E-COMMERCE CHE VERRÀ

Discorso analogo per i negozi fisici: «Non scompariranno — prevede il presidente di Fimaa Confcommercio — ma aumenteranno i punti di ritiro della merce ordinata online, e si moltiplicheranno anche gli showroom, dove andare a vedere e provare gli articoli da comprare poi sul web. Diciamo che il mercato si evolverà e ridisegnerà».

 

RIPRESA A SORPRESA

Una ripresa così rapida, Massimo Fostini, consulente specializzato in immobili industriali e commerciali, non se l'aspettava. «Ad aprile dello scorso anno, nel pieno del lockdown, non ho ricevuto nemmeno una telefonata, e nessuno rispondeva alle mie — racconta — poi, a partire da giugno, le cose si sono rimesse in moto e ho chiuso il 2020 con una perdita del 20 per cento rispetto all'anno prece *** dente. Più che accettabile. Alla fine è prevalso il tentativo degli operatori di adattarsi al momento». Stima Fostini un calo dei prezzi del 10 per cento, sia per le vendite sia, in misura maggiore, per le locazioni, opzione attualmente preferita all'acquisto. Ma se per l'affitto esistono formule flessibili (il contratto a canone crescente, ad esempio), per la vendita il proprietario dell'immobile deve ridimensionare le sue pretese di guadagno.

SPIRITO DI ADATTAMENTO

Tra le categorie più penalizzate dal lockdown di primavera, e dalle successive chiusure a singhiozzo, c'è quella dei ristoratori. «Ma anche per loro prevale lo spirito di adattamento — osserva Fostini — magari non cercano più il negozio in centro storico, si orientano su un locale o im magazzino in una zona più periferica, dove i prezzi sono contenuti, e lo attrezzano per l'asporto e il delivery». La logistica? Manco a domandarlo: «Sta tirando su qualsiasi dimensione e superficie — la risposta — anche le società più grandi hanno poi bisogno di chi si occupa della consegna a casa, nei territori».

VOGLIA D'INVESTIRE

Fostini ne è certo, la maggior parte degli imprenditori ha già capito come dovrà muoversi nel futuro prossimo, quando si potrà tornare a una vita diversamente normale, se non proprio uguale a quella di prima. «In tanti si aspettano un rimbalzo del mercato a livelli altissimi—riferisce—in questi giorni ho ricevuto due telefonate di operatori interessati ad aprire delle palestre, entrambi convinti che la situazione potrà soltanto migliorare». 

? DA LUNEDI 15 FEBBRAIO 2021 LA SICILIA TORNA ZONA GIALLA?

 

Ecco i divieti da rispettare e quali restrizioni non avremo più:

 

✅ Consentiti spostamenti fra comuni diversi

 

☕ consentite le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) con possibilità di consumo all’interno del locale dalle 05.00 alle 18.00. Dalle 18.00 alle 22.00 consentita ristorazione con asporto solo per le attività con cucina all'interno del locale.

 

? ristorazione con consegna a domicilio sempre consentita senza limiti di orario.

 

? Riaprono i musei dal lunedì al venerdì, con esclusione dei giorni festivi, con ingressi contingentati e nel rispetto delle misure anti-Covid. Alle stesse condizioni sono aperte al pubblico anche le mostre.

 

? Nelle giornate festive e prefestive sono chiusi gli esercizi commerciali presenti all'interno dei centri commerciali e dei mercati, ad eccezione delle farmacie, parafarmacie presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole. Vanno comunque rispettate le norme sul distanziamento, sugli ingressi scaglionati e sulla sosta nei locali solo per il tempo necessario all'acquisto dei beni.

 

? Riduzione al 50% del limite di capienza dei mezzi pubblici, con esclusione del trasporto scolastico dedicato

 

? Dalle ore 22.00 alle ore 5.00 sono consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute

 

? Chiudono i corner per le scommesse e giochi ovunque siano (bar, tabacchi ecc)

 

?efficacia dal 15 febbraio 2021

ECONOMIA  

Il disagio sociale rimane stabile «Ma solo perché tutto è congelato» Disagio sociale, l'indice continua a restare stabile «L'economia è congelata» I dati. Il Misery index Confcommercio riferito al mese di dicembre 2020 evidenzia una riduzione di un decimo di punto rispetto a novembre. Il Misery Index Confcommercio di dicembre 2020 si è attestato, per la provincia di Ragusa, su un valore stimato di 21,0, in riduzione di un decimo di punto rispetto a novembre. L'apparente stabilità dell'area del disagio sociale è frutto di un congelamento delle relazioni economiche. Oltre agli strumenti messi in atto per limitare i licenziamenti e sostenere parzialmente i redditi vi è anche una parte di popolazione, potenzialmente attiva, che ha cessato da alcuni mesi di compiere azioni di ricerca di un lavoro. Fattore che la esclude dal rientrare nella definizione allargata di disoccupati e contribuisce al contenimento della disoccupazione estesa. Il Misery Index tradizionale è dato dalla somma di tasso di disoccupazione e tasso d'inflazione. I pesi assegnati sono identici e pari a 1. Il Misery Index Confcommercio è calcolato, invece, in modo da leggere con maggiore precisione la dinamica del disagio sociale, misurato in una metrica macroeconomica. Le due componenti del Mic sono il tasso di disoccupazione esteso e la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza: le dinamiche di prezzo di questo paniere influenzano in modo più diretto la percezione dell'inflazione da parte delle famiglie, correlandosi direttamente con le preoccupazioni (disagio) sul potere d'acquisto. "E' presumibile che nei prossimi mesi - afferma il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti - parte di queste persone inizierà ad essere più attiva, sommandosi a coloro che potrebbero perdere l'occupazione (sia dipendente sia autonoma), con un deciso peggioramento dell'indicatore. Si conferma la tendenza, che ha caratterizzato buona parte del 2020, al trasferimento di parte delle forze di lavoro verso l'inattività, date le difficoltà di svolgere azioni di ricerca e le scarse possibilità di trovare un'occupazione, soprattutto per coloro che svolgevano attività stagionali nel settore del commercio e del turismo. Includendo una parte dei sottoccupati tra i disoccupati, fermo restando il complesso delle persone presenti sul mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione si attesta al 15,3%, in aumento di cinque decimi di punto su novembre. Per quanto concerne gli scoraggiati, anche a dicembre si rileva una crescita significativa in termini congiunturali". L'associazione di categoria, nei giorni scorsi, è stata audita in commissione Attività produttive all'Ars. Un momento nel quale sono state portate avanti le istanze di tantissimi commercianti messi a durissima prova dalla pandemia. "Abbiamo chiesto - ha detto Manenti - di potere aprire le nostre attività senza discriminazione di settore merceologico, con l'applicazione di protocolli restrittivi e la diversificazione degli orari per le varie attività. Chiediamo l'applicazione di sanzioni severe per chi non rispetta le norme sanitarie e il contigentamento degli accessi alla clientela. Sollecitiamo ristori immediati, congrui e sostanziali, secondo il calo di fatturato e non per codice Ateco. Auspichiamo il potenziamento della misura straordinaria di liquidità gestita dall'Irfis anche in termini di celerità dell'istruttoria. E poi ancora defiscalizzazione e decontribuzione per i possessori di partita Iva, moratoria dei mutui e di qualsiasi impegno finanziario. Vogliamo, anche, che si possa contare su un cronoprogramma chiaro e rapido per quanto attiene la campagna vaccinale". • *** Variazione prezzi e disoccupazione m.f.) Il Misery Index Confcommercio (Mic) misura mensilmente il disagio sociale causato dalla disoccupazione estesa (disoccupati, sottoccupati, cassaintegrati e scoraggiati) e dalla variazione percentuale dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto. A partire dal mese di agosto 2019 all'interno di coloro che svolgono lavoro part-time, una quota (60% circa) dei sottoccupati è stata considerata priva di lavoro, portando la massa di ore lavorate a occupazione equivalente.