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DEFINIRE METODO DI LAVORO CONTINUO E STRUTTURATO TRA GOVERNO E PARTI SOCIALI E BENE RIFORMA COMPLESSIVA DEL SISTEMA TRIBUTARIO"

"Nelle dichiarazioni programmatiche rese dal Presidente Draghi al Senato, spicca, anzitutto, il riferimento alla comune responsabilità di una ‘Nuova Ricostruzione’, che, come nel Dopoguerra, consenta di ‘consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti’. E’ una responsabilità tanto più impegnativa, perché, dopo l’uscita dall’emergenza sanitaria, non tutto potrà tornare come prima. Importanti, in questo contesto, lo specifico riferimento al turismo che va supportato sia per superare il ‘disastro creato dalla pandemia’, sia per affrontare la sfida del cambiamento e della sostenibilità. E, in generale, la scelta strategica tra ‘quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento’ come principale compito di una politica economica, che faccia leva su innovazione, accesso al capitale ed al credito, politiche monetarie e fiscali espansive": così il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sull'intervento del Presidente del Consiglio Draghi al Senato.

"È un compito che rafforza, a nostro avviso, anche la necessità e l'urgenza di definire un metodo di lavoro continuo e strutturato tra Governo e parti sociali su larghissima parte delle questioni richiamate dal Presidente Draghi: dalla risposta alle emergenze al quadro delle riforme (concorrenza e fisco, pubblica amministrazione e giustizia, politiche attive per il lavoro e l’intero ventaglio degli obiettivi strategici del PNRR)".

"In particolare - conclude Sangalli - è di grande interesse il passaggio sulla necessità di un intervento complessivo sul sistema tributario che esclude cambiamenti di tasse 'una alla volta'. Compito che il Premier, molto opportunamente prevede di affidare a una commissione di esperti, ben consapevole che una buona riforma fiscale è alla base della ricostruzione economica".

 

Fonte: Comunicati stampa Confcommercio

Mercoledì, 17 Febbraio 2021 09:08

Economia: Crollo delle esportazioni

Da gennaio a settembre 2020 nell'Isola si registra un calo del 21,4% Sicilia, crollo esportazione prodotti petroliferi affossa l'intero comparto Il valore dei raffinati che nel 2019 copriva il 56,1% del totale, è sceso al 34% Crollo domanda Risultato dei primi 9 Regge il comparto croata, primo mer- mesi del 2020 nega- agricolo (+9%), cato di destinazione tivo ovunque tranne male alimentare e dei raffinati in Molise e Liguria bevande (-7,5%) PALERMO - Crolla l'export siciliano durante la pandemia. Lo rivela l'Ufficio Studi di Sace, nell'ultimo focus sull'export italiano, elaborato su dati Istat. Se il Mezzogiorno regge, trainato dal settore agroalimentare, non può dirsi la stessa cosa per la Sicilia che, secondo il report in questione, vede un -21,4% sull'export regionale nel periodo che va da Gennaio a Settembre 2020. Il valore dell'export siciliano, che nel 2019 si è assestato a 9,5 miliardi, è sceso a 5,5 miliardi nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2020.

In dettaglio, l'export siciliano è crollato per diverse ragioni. Nel settore dei prodotti raffinati, nel 2019, questo settore copriva il 56,1% del totale delle loro esportazioni, dunque il crollo delle vendite per questo settore, nell'ordine di quasi il 34% ha causato un risultato complessivo molto negativo. Ad incidere, è stato il crollo della domanda croata (-55,3% gen-sett 2020 vs- gen-sett 2019), corrispondente al primo mercato di destinazione per i prodotti raffinati siculi (14,9% dell'export nel 2019). Tuttavia, la mancata ripresa perdurata anche nel terzo trimestre, rendendola l'unica regione italiana a non aver registrato un cambio di rotta rispetto ai tre mesi precedenti, è imputabile soprattutto al calo dell'export verso Algeria e Slovenia (secondo e terzo mercato di destinazione), verso cui si è registrata una flessione nel terzo trimestre rispetto a quello precedente, rispettivamente, del -28,5% e del -32,8%. Diversamente, il comparto agricolo in Sicilia è stato molto positivo (+9%), come per le altre regioni del Sud Italia, mentre quello di alimentari e bevande, a causa soprattutto delle performance negative del vino delle province di Agrigento, Palermo e Trapani, ha registrato un calo (-7,5%). L'export italiano è profondamente diversificato a livello territoriale. Ciascuna provincia presenta peculiarità produttive ed è proprio tale livello di specializzazione a rendere il Made in Italy un unicum nello scenario mondiale e ha permesso la tenuta di diverse realtà territoriali nonostante la crisi. I dati pubblicati a dicembre evidenziano per i primi nove mesi del 2020 un forte calo dell'export su quasi tutto il territorio nazionale rispetto allo stesso periodo del 2019 (-12,5%), con una dinamica meno negativa della media nel Mezzogiorno (ad esclusione delle Isole) grazie alle ottime performance dei prodotti agroalimentari e del Molise, che ha registrato una crescita delle vendite oltreconfine significativa (+31,4%).

Il valore delle esportazioni di beni di tutte le ripartizioni territoriali nazionali è cresciuto tra luglio e settembre rispetto ai tre mesi precedenti sino a tornare quasi ai livelli del primo trimestre (97,6%). Il dato è positivo e diffuso in quasi tutte le regioni, tranne la Sicilia, che ha mostrato invece una contrazione. È una buona notizia che segna la ripartenza della domanda estera, tanto importante per l'economia italiana. Tuttavia il risultato dei primi nove mesi del 2020 continua a rimanere in territorio negativo (-12,5%) e questo accomuna quasi tutte le regioni: fanno eccezione solo Molise e Liguria.

Lo shock pandemico ha messo ancor più in risalto le potenzialità inespresse dell'export del Mezzogiorno, potenzialità che potrebbero essere sviluppate nel prossimo futuro sia verso quelli che sono già importanti partner commerciali (come Stati Uniti, Francia e Germania), sia verso geografie ancora poco conosciute ai prodotti meridionali. Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Piemonte, che pur continuano a giocare ruoli da protagoniste per l'export nazionale, hanno visto un calo in quasi tutti i settori esportativi, in particolare nella meccanica e nel tessile e abbigliamento; il comparto agroalimentare, anche in queste regioni, è quello che ha saputo contenere maggiormente gli effetti negativi e in alcuni casi addirittura accrescere le proprie vendite oltreconfine.

La meccanica strumentale ha subito una contrazione in tutte le regioni d'Italia, provocando in particolare una flessione in quelle, come Lombardia e Piemonte, per le quali il settore è significativamente importante. Alcune categorie di prodotto sono riuscite a mantenersi positive nonostante le difficoltà presenti nei settori a cui appartengono: è il caso del mobilio forlivese, del comparto moda di Arezzo, nonché dei macchinari agricoli del padovano e vicentino.

Liliana Rosano 

 "Come Governo Musumeci faremo di tutto per tramutare questa occasione in realtà" "Sembrano esserci tutte le condizioni, un'opera per il riscatto dell'Italia" PALERMO - "Come Governo Musumeci faremo di tutto per tramutare questa grande occasione nella realtà attesa da decenni". Sono le parole dell'assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, coordinatore regionale di Forza Italia, in relazione alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina e alla possibilità che, la nuova maggioranza di Governo, possa portare concretamente avanti l'opera. "Oggi sembrano davvero esserci tutte le condizioni - conferma Falcone: un presidente del Consiglio come il professor Draghi, attento da sempre alla riduzione di disuguaglianze e divari territoriali come quello fra Nord e Sud del Paese, ma anche forze politiche della sinistra entrate nella maggioranza - non solo di centrodestra, che da sempre è a favore del Ponte - che si schierano apertamente per quest'opera, da Renzi fino al Pd con le parole del segretario regionale".

Falcone parla di "opera emblematica e di un riscatto di portata storica per l'Italia, che dimostrerebbe di saper fare le grandi opere, con orgoglio e lungimiranza, così come fatto in passato e come fanno tutti i nostri partner europei" evidenziando come occorra non perdere il "grande treno del Recovery plan". "Discutiamo rapidamente delle soluzioni tecniche - aggiunge - ma confido che anche stavolta i propositi sul rilancio infrastrutturale, sociale ed economico della Sicilia non si traducono in un passaggio a vuoto. Forza Italia è il partito che, sul Ponte, era passato dalle parole ai fatti - ricorda ancora Falcone - sotto i Governi del presidente Berlusconi".

"Avevamo avviato l'opera - continua - ma poi Monti e la sinistra più retrograda cancellarono tutto, facendoci accumulare un altro decennio di ritardo rispetto a resto d'Italia e d'Europa". Un quadro oggi decisamente mutato per quanto alcune forze al Governo siano non favorevoli all'opera. "I 5 stelle, archiviata la fase Conte, hanno l'opportunità di mettersi alle spalle pregiudizi e ideologia per diventare protagonisti di un `Governo dei Si' - conclude l'assessore - che, con la costruzione del Ponte, potrebbe cambiare il destino di Sicilia, Mezzogiorno e tutto il Paese".

ROMA

«Massimo confronto e ascolto»: il neoministro del Lavoro, Andrea Orlando, si rivolge alle parti sociali e segna in questa direzione il metodo di lavoro che intende portare avanti. Nel secondo tavolo con le parti sodali, dopo l'incontro di domenica con Cgil, Cisl e Uil, raccoglie le loro posizioni e conferma l'intenzione di rivedere presto le parti, entro due settimane, per sottoporre un documento «con un impianto di riforma» sul tema degli ammortizzatori sociali e un'agenda di lavoro e di priorità, tra le quali il sostegno all'occupazione, a partire da donne e giovani. Sul blocco dei licenziamenti una risposta non c'è ancora, in attesa del discorso programmatico del nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi. La riforma degli ammortizzatori sociali, in senso universale per dare copertura a tutti i lavoratori, insieme al rilancio delle politiche attive sono infatti i temi prioritari portati da sindacati e imprese al tavolo, e ancor prima c'è la proroga -generalizzata o selettiva, come sostiene Confindustria del blocco dei licenziamenti, oltre il 31 marzo, e della cig Covid, gratuita perle imprese, durante tutta la fase di emergenza. E, se i sindacati chiedono la proroga del blocco dei licenziamenti per tutti finché dura l'emergenza realizzando nel frattempo la riforma degli ammortizzatori sociali, le imprese non sono tutte sulla stessa linea. La «prima necessità» è quella di fare la riforma degli ammortizzatori sociali, premette il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe, al tavolo. Riforma che poi è «strettamente connessa al blocco dei licenziamenti. Su questo aspetto ci vuole pragmatismo e un approccio empirico. Dove ci sono attività ferme perché il governo decide di fermarle - sostiene - è giusto che ci sia il blocco dei licenziamenti» ed anche «il riconoscimento dei costi di gestione e il differimento degli oneri fiscali e contributivi. Ma dove non ci sono condizioni di sospensione per legge, ma riduzione di attività dovute al mercato, dobbiamo consentire alle aziende di potersi riposizionare per far ripartire il mercato del lavoro». Oltre alla posizione di Confindustria, l'Alleanza delle cooperative propone di prevedere un «percorso graduale» di allentamento del divieto di licenziamento, che si ponga in alternativa al ricorso agli ammortizzatori sociali Covid, che comunque vanno prorogati: ovvero prevedendo un regime differenziato con «impossibilità di licenziare per le imprese che li utilizzano». Confcommercio rimarca la situazione «drammatica» del sistema produttivo con quasi mezzo milione tra imprese (305mila) e lavoratori autonomi (circa 200mila) a rischio e la necessità di prorogare la cassa Covid «senza costi, soprattutto se in parallelo viene prevista un'ulteriore proroga del blocco licenziamenti».

Ammortizzatori sociali e ristori In vista riforma e rimodulazioni

Le questioni più urgenti sul tavolo di Palazzo Chigi : Ammortizzatori sociali e ristori. In vista riforma e rimodulazioni, allo studio un nuovo sistema di copertura per il sostegno al reddito. La destinazione dei fondi dello scostamento di 32 mld sarà rivista ROMA Governo subito alle prese con le questioni più urgenti, dal capitolo ammortizzatori sociali ai nuovi ristori. Dopo l'ultimo stop all'avvio della stagione sciistica, la cui riapertura attesa per ieri nelle regioni gialle è invece rinviata al prossimo 5 marzo, la richiesta degli indennizzi, insieme al più generale sostegno per le imprese ed i lavoratori, con la scadenza tra un mese e mezzo del blocco dei licenziamenti, si fa più pressante. L'esecutivo assicura l'impegno a compensare «al più presto» gli operatori del settore con «adeguati ristori». Il turismo ed i settori maggiormente colpiti dalle chiusure e dalle restrizioni anti-Covid reclamano l'urgenza del decreto ad hoc, rimasto in stand by per il passaggio dal vecchio al nuovo Governo, e che ora forse inevitabilmente verrà condizionato dalle nuove misure che aprono alla necessità di ricalibrare la bussola nell'utilizzo delle risorse. L'atteso decreto "Ristori" 5 può contare su32 miliardi, dopo l'ultimo scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento a metà gennaio. SuI fronte lavoro, il neoministro Andrea Orlando, che ha già avviato il giro di incontri con le parti sociali aprendo domenica il confronto con Cgil, Cisl e Uil, oggi pomeriggio vedrà gli altri sindacati (Cisal, Confsal, Ugl e Usb), le imprese e le categorie: da Confindustria a Confapi, da Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani, Cna ad Alleanza delle cooperative. Sul tavolo, tra le priorità, c'è la riforma degli ammortizzatori sociali, che vada verso un sistema universale di copertura, e il rilancio dell'occupazione, a partire da donne e giovani. La crisi economica innescata dalla pandemia ha infatti colpito soprattutto i lavoratori con posizioni precarie e meno protette dal sistema di ammortizzatori sociali, con potenziali conseguenze negative sulle disuguaglianze, afferma anche la Banca d'Italia in uno dei suoi Working paper. Senza contare la questione del blocco dei licenziamenti, che scade il prossimo 31 marzo e che si dovrà decidere se e per quanto tempo prorogare ancora e se per tutti finché dura ['emergenza, come chiedono i sindacati, o soltanto per i settori più in difficoltà e che sono stati costretti a chiudere per via dei decreti emergenziali, come sostiene Confindustria. Da definire insieme al prolungamento della cassa integrazione Covid, ora gratuita per le imprese. Punti destinati a confluire nell'atteso prossimo decreto Ristori. Nel pacchetto su cui aveva lavorato l'ex ministra Nunzia Catalfo erano previsti la proroga della Cig (ulteriori 8 settimane di Cigo e 26 settimane di Cig in deroga e assegno ordinario da utilizzare entro i131 dicembre 2021), gli aiuti agli autonomi e professionisti con altri 1,5 miliardi al fondo per l'esonero dal pagamento dei contributi previdenziali, un'ulteriore indennità di 3.000 euro per i lavoratori dello spettacolo, stagionali e autonomi privi di partita [va, insieme ai ristori in senso stretto. Ma l'ultimo stop agli impianti sciistici richiede anche di rivedere le poste. Per i neoministri dello Sviluppo economico e del Turismo, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, i ristori per lo sci devono avere priorità assoluta e «non è detto che bastino i 4,5 miliardi» richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, «probabilmente ne serviranno di più». Anche il segretario Pd Nicola Zingaretti chiede al Governo di intervenire. «Il danno per l'economia dello sci e della montagna è davvero immenso - afferma -. Il governo subito si adoperi per indennizzi e ristori a chi è stato colpito. Questa è la priorità assoluta». Tra le novità anche il fatto che finora per identificare la platea delle attività da ristorare si è fatto ricorso ai codici Ateco, l'elenco delle attività rimaste aperte o chiuse. Ma in ballo c'era l'ipotesi di rivedere questo criterio.

Aiuti alle imprese Faccia a faccia tra le organizzazioni di categoria e il Governo Musumeci per dare un rapido sostegno alle aziende in crisi Aiuti alle imprese? "Affidare la gestione ai Confidi" "La risposta urgente che serve non può arrivare né dalla macchina amministrativa regionale né dai click day"

 

PALERMO - Dare alle aziende tutto l'aiuto possibile ma fare in modo che venga sfruttato al meglio. Questo l'argomento in discussione tra Confcommercio Sicilia, Confapi Sicilia, Unimpresa Sicilia, la conferenza degli ordini dei dottori commercialisti della Sicilia, che hanno condiviso la preoccupazione espressa dal presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, circa la necessità di fare arrivare il più velocemente possibile gli aiuti pubblici alle imprese stremate dalla crisi pandemica.

"Utilizzare l'esperienza di Fidimed e ConfeserFidi, i due confidi vigi- lati da Bankitalia" La proposta delle organizzazioni di categoria al governatore e all'assessore all'Economia, Gaetano Armao, per risolvere il problema è semplice: utilizzare l'ampia esperienza di Fidimed e ConfeserFidi (i due confidi siciliani vigilati da Bankitalia) nella gestione di fondi pubblici per lo sviluppo, come hanno già dimostrato con ottimi risultati per conto di altre Regioni. I due confidi, in questa emergenza, hanno già ricevuto pressanti sollecitazioni dal mondo delle associazioni di categoria e si sono resi disponibili a gestire un budget assegnato dalla Regione e finalizzato alla più rapida, efficiente ed efficace erogazione degli aiuti alle imprese in difficoltà. Ciò sarà possibile grazie alle proprie strutture tecniche di valutazione e le proprie reti di sportelli e professionisti, diffuse capillarmente sull'intero territorio dell'Isola, con il coinvolgimento dei confidi convenzionati con la regione, delle associazioni di categoria e degli ordini professionali.

"Le imprese non possono più aspettare — scrivono Gianluca Manenti, vicepresidente vicario Confcommercio Sicilia, Dhebora Mirabelli, presidente Confapi Sicilia, Salvo Politino, presidente Unimpresa Sicilia e Maurizio Attinelli, presidente Conferenza degli Ordini dei Dottori commercialisti della Sicilia — e la risposta urgente che serve non può arrivare né da una macchina amministrativa regionale che non ha avuto il tempo ne cessano per adattarsi a questa nuova drammatica realtà, né dai click day".

La scelta nasce dalla necessità, in questo particolare momento, di affidarsi alla professionalità e competenza di due confidi che hanno già dimostrato di sapere fare presto e bene (Fidimed con Lazio Innova e con Banca Progetto, ConfeserFidi con Fondo Europeo per gli Investimenti, Cassa Depositi e Prestiti, Banca Europea per gli Investimenti e varie Finanziarie regionali).

I primi consorzi fidi nascono nel 1956 per facilitare l'accesso al credito delle Pmi Questi enti per legge possono erogare finanziamenti diretti e ogni giorno hanno contatto diretto col mondo delle imprese e ne conoscono le esigenze. Fidimed e ConfeserFidi sono vigilati da Bankitalia, la loro operatività è favorita da collaudate piattaforme tecnologiche e da professionalità abituate a impegnarsi al massimo per dare risposte immediate e, grazie alla collaborazione dei confidi, possono coprire l'intero territorio siciliano.

"La Regione — concludono le organizzazioni di categoria — compia questo atto di concreta attenzione nei confronti dei bisogni delle imprese delegando ai due confidi siciliani l'attività di erogazione degli aiuti per l'emergenza". I confidi nascono come espressione delle associazioni di categoria nei comparti dell'industria, del commercio, dell'artigianato e dell'agricoltura, basandosi su principi di mutualità e solidarietà. I primi consorzi fidi, nascono nel 1956, per facilitare l'accesso al credito alle piccole imprese; ad oggi, i confidi offrono alle aziende l'ampliamento delle capacità di credito (prevenzione dei fenomeni di usura), la riduzione del costo del denaro, la trasparenza e certezza delle condizioni e la consulenza finanziaria e di orientamento.


Allarme della federazione dei pubblici esercizi: "Ci era stato garantito che entro la fine di gennaio sarebbe stato effettuato il pagamento dell'anticipo del 90% sugli acquisti dei prodotti agroalimentari. Siamo a metà febbraio e ancora i ristoratori non hanno visto un euro".

La Fipe, dopo aver chiesto a più riprese, tra l'altro proprio in occasione di San Valentino, la riapertura serale dei ristoranti nelle zone gialle e a pranzo nelle zone arancioni, ha lanciato l'allarme sul bonus ristorazione "fermo al palo". "Gli oltre 46mila imprenditori della ristorazione - sottolinea Fipe - che hanno chiesto il contributo a fondo perduto per l'acquisto dei prodotti agroalimentari italiani, non hanno ancora ricevuto quanto promesso dal governo. E questo nonostante siano passati due mesi dall'ultima data utile per la presentazione delle domande, fissata per il 15 dicembre scorso". "Ci era stato garantito che entro la fine di gennaio sarebbe stato effettuato il pagamento dell'anticipo del 90% sugli acquisti dei prodotti agroalimentari. Siamo a metà febbraio e ancora i ristoratori non hanno visto un euro". "Chiediamo - conclude la nota della Federazione dei pubblici esercizi - un intervento immediato da parte del neo ministro dell'Agricoltura, Stefano Patuanelli: in ballo ci sono oltre 345 milioni di euro, fondamentali per un settore messo in ginocchio dalle misure di contenimento del Covid-19. Non dimentichiamoci, inoltre, che il plafond complessivo raggiungeva i 600 milioni di euro. Queste risorse non possono essere perse, ma vanno immediatamente riallocate a sostegno della filiera agroalimentare".

 


Appuntamento alle 18, al centro le questioni del blocco dei licenziamenti e la riforma degli ammortizzatori sociali. Intanto il nuovo Governo comincia il lavoro sul nuovo decreto Ristori.
Governo subito alle prese con le questioni più urgenti, dal capitolo ammortizzatori sociali ai nuovi ristori. Dopo l'ultimo stop all'avvio della stagione sciistica, la cui riapertura attesa per il 15 febbraio nelle regioni gialle è stata invece rinviata al prossimo 5 marzo, la richiesta degli indennizzi, insieme al più generale sostegno per le imprese ed i lavoratori, con la scadenza tra un mese e mezzo del blocco dei licenziamenti, si fa più pressante. L'esecutivo assicura l'impegno a compensare "al più presto" gli operatori del settore con "adeguati ristori".

Il turismo e i settori maggiormente colpiti dalle chiusure e dalle restrizioni anti-Covid reclamano l'urgenza del decreto ad hoc, rimasto in stand by per il passaggio dal vecchio al nuovo governo, e che ora forse inevitabilmente verrà condizionato dalle nuove misure che aprono alla necessità di ricalibrare la bussola nell'utilizzo delle risorse. L'atteso decreto Ristori 5 può contare su 32 miliardi, dopo l'ultimo scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento a metà gennaio.

Sul fronte lavoro, il neoministro Andrea Orlando, che ha già avviato il giro di incontri con le parti sociali aprendo domenica il confronto con Cgil, Cisl e Uil, oggi pomeriggio vedrà gli altri sindacati, le imprese e le categorie: da Confcommercio a Confindustria, da Confapi a Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani, Cna ad Alleanza delle cooperative. Sul tavolo, tra le priorità, c'è la riforma degli ammortizzatori sociali, che vada verso un sistema universale di copertura, e il rilancio dell'occupazione, a partire da donne e giovani. La crisi economica innescata dalla pandemia ha infatti colpito soprattutto i lavoratori con posizioni precarie e meno protette dal sistema di ammortizzatori sociali, con potenziali conseguenze negative sulle disuguaglianze, afferma anche la Banca d'Italia in uno dei suoi Working paper. Senza contare la questione del blocco dei licenziamenti, che scade il prossimo 31 marzo e che si dovrà decidere se e per quanto tempo prorogare ancora e se per tutti finché dura l'emergenza, come chiedono i sindacati, o soltanto per i settori più in difficoltà e che sono stati costretti a chiudere per via dei decreti emergenziali. Da definire insieme al prolungamento della cig Covid, ora gratuita per le imprese.

Punti destinati a confluire nell'atteso prossimo decreto Ristori. Nel pacchetto su cui aveva lavorato l'ex ministra Nunzia Catalfo erano previsti la proroga della cig (ulteriori 8 settimane di cigo e 26 settimane di cig in deroga e assegno ordinario da utilizzare entro il 31 dicembre 2021), gli aiuti agli autonomi e professionisti con altri 1,5 miliardi al fondo per l'esonero dal pagamento dei contributi previdenziali, un'ulteriore indennità di 3.000 euro per i lavoratori dello spettacolo, stagionali e autonomi privi di partita Iva, insieme ai ristori in senso stretto. Ma l'ultimo stop agli impianti sciistici richiede anche di rivedere le poste. Tra le novità anche il fatto che finora per identificare la platea delle attività da ristorare si è fatto ricorso ai codici Ateco, l'elenco delle attività rimaste aperte o chiuse. Ma in ballo c'era l'ipotesi di rivedere questo criterio.

 

"LE PAROLE CHIAVE DELLA RIFORMA DEVONO ESSERE: RIDUZIONE DELLA TASSAZIONE DI TUTTI I REDDITI DA LAVORO E SEMPLIFICAZIONE DI UN SISTEMA FISCALE FARRAGINOSO E COMPLESSO"


"L'attuale sistema fiscale italiano - originato dalla riforma degli inizi degli anni settanta e più volte revisionato nel corso degli anni - ha finito per generare, nel tempo, un’alta pressione fiscale associata ad un sistema normativo farraginoso e complesso. Per Confcommercio, quindi, la riforma dell'IRPEF dovrà essere finalizzata alla riduzione della tassazione sui redditi da lavoro da intendere nell’accezione più ampia - sia dipendente, sia autonomo, sia d'impresa - in particolare per i contribuenti con reddito basso e medio-basso, in modo da aumentare il tasso di occupazione, ridurre il lavoro sommerso ed incentivare l’iniziativa privata".

Così Lino Stoppani, Vice Presidente Vicario di Confcommercio, nel corso dell'audizione alle Commissioni Finanze di Camera e Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario.

"Per fare ciò - continua Stoppani - occorre, in primo luogo, eliminare le principali criticità dell’attuale impianto dell’IRPEF attraverso il recupero della progressività dell'imposta; l'eliminazione dei fattori distorsivi dell’imposta che alterano la sua progressività e determinano l'attuale divario tra le aliquote nominali e le aliquote effettive; una maggiore trasparenza delle regole di determinazione dell’imposta.
a riduzione della pressione fiscale, inoltre, dovrà avvenire senza incremento delle imposte indirette, al fine di non comprimere i consumi, e senza fare ricorso ad imposte patrimoniali fuori contesto che finirebbero per deprimere la ripresa. Occorre, infine, giungere ad una generale semplificazione del sistema fiscale anche attraverso la sistematizzazione di tutto il quadro normativo in un 'Codice Tributario Unico'.

In estrema sintesi, è necessaria - conclude il Vice Presidente Vicario di Confcommercio - una semplificazione del sistema fiscale in grado di favorire il dialogo - anche in forma digitale - tra Fisco e contribuenti".

Recovery Plan la Sicilia bussa al governo «Ascoltare la voce dei territori» L'iniziativa. Primo tavolo del movimento ÈcoSì. «Chiarezza su progetti e fondi» PINELLA LEOCATA Recovery Plan, Sud ed Europa": ÈcoSì (Ecologia comunità occupazione in Sicilia), il neonato movimento che si prefigge di costruire un'iniziativa politica volta a far sì che il Sud e la Sicilia tornino protagonisti del dibattito nazionale, europeo e internazionale, riparte da qui, dal primo tavolo di confronto svoltosi on line nei giorni scorsi. Il progetto è ambizioso e si specchia con il dossier sul tavolo del nuovo governo: un nuovo protagonismo dei siciliani e dei meridionali, nell'ottica di una cittadinanza europea che - come hanno sottolineato il prof. Maurizio Caserta e il dott. Giovanni Ruvolo, animatori di ÈcoSì e dell'iniziativa - abbia come stella polare la grande trasformazione che si prefigge il Next Generation Eu sul fronte del digitale, dell'ecologia e dell'inclusione sociale declinati in modo da garantire la riduzione delle differenze di genere, generazionali e territoriali. Un movimento nato dal basso, come tanti altri in Europa in questo periodo, segno - ha rilevato il direttore de "La Sicilia" Antonello Piraneo - del «vulnus nella rappresentanza dei cittadini nei parlamenti italiano ed europeo e del rischio dei territori di essere esclusi, per quanto riguarda il Recovery Plan, non solo dal momento decisionale, ma anche da quello propositivo». Di qui l'importanza dei mezzi di informazione nel dar voce ai territori. E l'importanza di un grande piano di investimenti che non si può improvvisare e che deve coinvolgere la pubblica amministrazione e soprattutto i giovani imprenditori e amministratori del Sud, un territorio impoverito dalla fuga dei cervelli e dal crollo demografico, come denuncia il prof. Giuseppe Notarstefano. Ne consegue la proposta di creare luoghi, anche fisici, di incubazione delle idee imprenditoriali dei giovani affinché le realtà innovative del territorio facciano sinergia. E questo, come ha suggerito la dott. Miryam Ognibene, significa anche dare centralità alle donne, che sono le principali educatrici a casa e a scuola, e alla loro capacità di contaminare e di mettere insieme diverse realtà ed energie diffondendo le buone pratiche dei territori, valorizzando così il meglio delle attività imprenditoriali e delle pubbliche amministrazioni. E significa anche non rimanere schiacciati sul presente, ma assumere - come chiede il prof. Emiliano Abramo - una responsabilità intergenerazionale che si ponga il problema dei migranti, delle politiche del lavoro, degli appartamenti sfitti, del riuso degli immobili dismessi. Un nuovo protagonismo meridionale presuppone anche la capacità di valorizzare la creatività del Sud e dei tanti giovani che, in occasione della pandemia, sono ritornati nella loro regione e - come sostiene il notaio/architetto Andrea Bartoli - anche una nuova consapevolezza da parte dei cittadini della necessità di investire i propri soldi e risparmi, e sono tanti, in progetti di sviluppo per la propria terra indirizzando a questo fine i propri capitali anziché lasciarli alle banche che non hanno alcun interesse per i nostri territori. Un cambio di mentalità che richiede anche la creazione di riferimenti credibili per le istituzioni europee. Progetti ambizioni che - come sostiene il dott. Emanuele Villa - richiedono la costruzione di un rapporto paritetico e non più subalterno tra cittadini e istituzioni e l'attivazione di un monitoraggio civico dal basso che controlli il rispetto delle priorità indicate nel Recovery Plan. E dunque un movimento di cittadinanza attiva che verifichi, controlli e raccolga idee e proposte. Questo significa cambiare anche la narrazione, spesso deformata, che si fa della Sicilia, la demistificazione di tanti luoghi comuni, e la scelta del modello di Sicilia che vogliamo proporre all'Europa. La nostra terra - suggerisce il dott. Salvo Fleres - dovrebbe essere la piattaforma logistica, produttiva e culturale del Mediterraneo, con i suoi porti, le sue ricchezze naturali e le sue università che dovrebbero diventare punto di riferimento di tutto il bacino del Mediterraneo, a partire dall'Africa. E questo - segnala il dott. Antonio Piraino - impone la modifica delle proposte finora fatte per il Recovery Plan, proposte che hanno penalizzato la Sicilia che, tra l'altro, è stata esclusa dall'alta velocità e dalla valorizzazione dei suoi porti. Così come si è sottovalutato che l'attuale pandemia è figlia dei cambiamenti climatici, dunque dell'irrazionalità dei processi di concentrazione produttiva, finanziaria e demografica a scapito dello sviluppo e dell'economia circolare di cui la Sicilia potrebbe diventare modello - per il modo in cui si è concretizzato lo sviluppo nel suo territorio - nella prospettiva di una ristrutturazione radicale dell'economia. Di qui la proposta di presentare al governo un documento con poche, discriminanti, iniziative concrete e prioritarie corredato dalla richiesta che sia indicata la quota di ogni misura per il Meridione, perché sia chiara la distribuzione territoriale degli investimenti. • *** LA LETTERA Diritti, doveri e clientelismo Raccolgo l'invito a "dibattere se vorrete" lanciato da Antonello Piraneo nell'editoriale di domenica. Per la verità, rispetto all'analisi accoratamente asettica del direttore, vi è poco da dibattere e molto da concordare e su cui convenire. Ritengo quindi di aggiungere una sola considerazione: la lamentazione di quanti hanno letto nell'assenza di siciliani fra i membri del governo uno sgarbo politico e un danno temuto per la prevista mancata tutela degli interessi della nostra terra, non può essere letta ottimisticamente come campanilismo o provincialismo. Essa è la manifestazione freudiana di una visione del ruolo della politica, di cui dovremmo solo vergognarci. Si chiama clientelismo .È il "lascito" di secoli di sottomissione che ci hanno fatto vedere i nostri diritti come favori da chiedere al potente di turno; e chi più potente di chi sta al governo? Ci vorrà molto tempo perché questa mentalità possa cambiare, e non dipenderà solo da noi, ma anche da chi i nostri diritti deve farceli godere, avendo presente che ai nostri diritti corrispondono i suoi doveri.